fin che la banca va

oggi a Milano c'è il sole. era tanto che mancava. e un po' mi dispiace che sia tornato. oramai mi ero abituata alla pioggia, alle polveri sottili, agli stivali di gomma che non ho ma che avrei tanto voluto e che adesso non ho più motivo di comprare.
oggi a Milano andrò a mangiare il gelato da Grom.
ci passerò in pausa pranzo e poi passeggerò per i negozi di Corso Buenos Aires, fermandomi al numero 92 e sbirciando dentro lo studio del dottore cinese che mi visiterà presto.
Sabato a Milano ho deciso che affiderò la mia schiena a un agopuntore, sperando che riesca a sistemarmi un po'. ieri ho telefonato per prendere appuntamento, "buongiorno, volevo fissare una prima seduta di agopuntura", risposta:"tu libela oggi pomeliggio? venile mio studio oggi pomeliggio. ah, tu lavola? allola sabato mattina ole 9".
Quindi sabato mattina io plovale agopuntula, se io liuscile a sveglialmi in tempo.
Penso che i cinesi abbiano tutti un po' la stessa voce, almeno al telefono. Cioè, ho l'impressione che le loro corde vocali abbiano una gamma di suoni molto limitata, che non va dall'alto al basso come per noi, ma si fermi al medio.
a dire la verità, pensavo la stessa cosa anche dei giapponesi, ma poi ne ho sentito parlare uno con voce da baritono e ho cambiato idea.
per i cinesi però non è ancora successo.
Venerdì scorso a Milano il bancomat mi ha mangiato la tessera perché, a suo insindacabile giudizio, ha ritenuto che io avessi digitato troppe volte il codice errato. avrei voluto giustificarmi e dire che non l'ho sbagliato apposta, è che proprio non me lo ricordo. UN signore della banca a cui poi ho parlato per telefono ha detto che non ci poteva fare niente. e io sono ancora senza bancomat.
Stamattina a Milano dovrò lavorare, ma ancora non me n'è venuta la voglia.