20120102

quando la mela

è ufficiale: i Maya esistono, e ce l'hanno col mio Mac.
sennò non mi spiego perché, tutto d'un tratto, mentre cercavo di capire cosa s'intende per 'disco di avvio pieno', detto apparecchio tecnologico si sia del tutto autonomamente impazzito e sullo schermo abbiano, altrettanto autonomamente, iniziato a lampeggiare a intervalli di 3 secondi l'una dall'altra le icone della mela, del divieto e del punto di domanda.
ho anche provato a togliere la batteria.
niente.
è così, in preda a un lampeggio ossessivo-compulsivo.
e io ti odio, computer.
ti odio perché, se lo dicevi prima, invece di affondare un simbolico gatto nero di plastica tra le acque del mar Baltico la mattina di capodanno come segno beneaugurante avrei fatto sprofondare te.

20111219

troppo sole

troppo sole. dai, così non vale.

20111218

stupida (m)è

dieci minuti piegata sul pavimento, cil pigiama pulito.
cerco di farmi passare il
al di schiena ma anche di trovare le chiavi del motorino che, come per magia, si sono volatilizzate dalle 2 di questo pomeriggio circa.
non penso a domani, quando dovrò svegliarmi fare colazione e prendere i mezzi.
non penso ai capelli che non ho lavato mentre ero sotto la doccia e mi era passata la voglia di shampoo, mezz'ora fa.
oggi ho sognato che sul balcone di casa mia c'erano cinque ragazze che, pensando che io non fossi in casa, volevano entrare in camera per rubare un bracciale.
oggi ho fatto i biscotti ai pinoli e non vedo l'ora che sia domani mattina per mangiarne almeno dieci.
prima mi sono bruciata i peli del naso con la candela e ho constatato che sanno di pollo an he quelli.
nessuna di queste cose riuscirà a farmi ritrovare la chiave che ho perso.
sono triste. anzi, più che triste, sono abbattuta per la mia stessa stupidita.
buonanotte

20111214

bellamerda

quando piove è tutto più brutto. avere cose da fare diventa più brutto. e lo diventa anche fare le cose che uno ha da fare.
stamattina mi sembrava di passare col motorino in una gabbia di polli impazziti. di polli che corrono per non fermarsi al rosso e arrivare prima al lavoro, per poi uscire prima e rimettersi in macchina per essere a casa prima.
prima per cosa, che tanto piove.
oggi al lavoro continuo a togliere e mettere le scarpe col tacco.
le ho prese di un numero più piccolo, perché costavano poco e perché più grandi non c'erano.
quindi ora soffro le pene dell'inferno attraverso il terzo e quarto dito del piede destro, ma lo farò in silenzio.
ho cambiato deodorante, e non mi puzza più l'ascella destra. l'idea di spendere 9 euro e 90 per il resto della mia vita per accontentarla non mi fa saltare dalla gioia. anche perché con queste scarpe non ci riuscirei.
oggi è la giornata degli schemi che si ripetono, delle cose che non tornano e di quelle che si sistemeranno, ma forse anche no.
oggi è la giornata del nasello al limone della mensa, della maionese troppo gialla, del budino alla vaniglia che ha cambiato marca.
oggi è la giornata delle parole che iniziano con la lettera maiuscola, dei primi biglietti di natale, di facebook che non funziona, delle colleghe che mi accarezzano il braccio mentre ho le dita nel naso.

oggi avevo voglia di scrivere, ma avrei tranquillamente potuto farne a meno.

penso alla gente che pensa stando in un open space pieno di persone.


20111103

puff

'a volte, tipo oggi, o tipo anche ieri, o tipo anche qualche giorno fa, penso che vorrei fare cose assieme, tipo andare a cena, o anche solo incontrarti tra la pozza di vomito che separa l'Atlantique dall'Esselunga, vederti arrivare, con il tuo mezzo sorriso, vedere che mi saluti alzando la manina a metà mentre con l'altra ti sistemi gli occhiali (hai gli occhiali, oggi, non hai messo le lenti), abbracciarti. e poi lasciarti andare via'.

stasera, forse, per la prima volta in vita mia mi sono resa conto di avere una ruga sull'occhio. o meglio, sugli occhi. entrambi.
me l'ha fatto notare una persona terza, obiettiva e pratica dell'argomento, quindi la ruga c'è. esiste. si svilupperà e crescerà con me. segnerà il passare del tempo. la sento, mi brucia.
è già da qualche tempo che sentivo segnali di attività sottofacciale. li avevo sottovalutati.
ora non c'è via di scampo.
il viale del tramonto è cominciato.
e ha un nome.
linea d'espressione.

20110420

di seguito, per brevità, figura di merda

ufficio. ore 8:50 scarse (o 8:45 abbondanti, a seconda dei punti di vista). sono seduta come da manuale del perfetto scoliotico (una gamba piegata, appoggiata sulla base della sedia, con tutto il resto del corpo che ci poggia sopra in posa plastica da vitigno autoctono dello champagne). ho i tacchi. mi alzo per avvicinarmi al muro di armadi altezza 60 cm che mi separa dalla mia collega coi problemi di cuore (fisici, non sentimentali). srotolo la gamba, appoggio il piede numero uno per terra, mi inclino di lato, sollevo il piede numero due. con un inspiegabile combinazione dinamica il tacco mi si incastra in un angolo del maglione, nero e un po' lungo. io non riesco a contenere lo slancio e, per mantenere l'equilibrio nella posizione da bonobo in cui mi trovo, faccio un similbalzo in avanti che mi porta rovinosamente a terra con grave fragore di ginocchio-che-si-infrange-contro-tatami-di-simil-.linoleum. beige.
per dirla attraverso gli occhi di quei quattro (stronzi) che hanno assistito alla scena (stronzi stronzi), ho provato ad alzarmi ma per qualche assurdo motivo il tacco mi si è impigliato nel maglione, facendomi cadere a terra dove mi sono frantumata un ginocchio sul pavimento.
quello che sinceramente mi dà più fastidio è che la gente mi dica l'importante è che non ti sei fatta male (presente indicativo non mio, NdR) quando è evidente che non aspetta altro di andare al caffè per sputtanarmi.

20110417

come un anfibio con lo spazzolino sbagliato. ovvero, del salmone controcorrente

sta di fatto che stasera mentre ero in doccia, e forse anche un po' dopo, mi è venuta come la voglia di scrivere.
tipo delle idee.
anche se questo è un periodo in cui, a livello di creatività attiva e passiva, stiamo proprio messi male: non leggo e non scrivo.
però in compenso parlo un sacco.
anche da sola. mi piace parlare da sola, ripetermi le paranoie, farmi i discorsi, raccontarmi cose così.
sarà che quando ero piccola spesso passavo le giornate per gli affari miei, non essendo propriamente un animale socievole anche e soprattutto per cause non dipendenti dalla mia volontà.
stasera uscita dalla doccia mi è venuta questa idea dell'animale anfibio, un po' di terra un po' di mare. e diciamo che starsera, a 32 anni, io mi sento così. mi sento che quando mi si dice 'sì ma le donne sono un po' così' divento uomo, e che quando invece rifletto su come vorrebbero essere le donne divento un po' femmina, anche io.
perché, dopotutto, è tutta una questione di armonie.
ci rifletto ed è come dice il mio dentista: non serve che il filo te lo passi solo in su e in giù. devi andare anche sotto il dente, a sinistra e a destra, perché sennò non ha senso.  neanche che tu ti faccia la pulizia ogni 6 mesi.
complessività dunque. complessività e impegno.
certo, l'impegno è la parte difficile.
perché io posso anche fare tutte le cose come andrebbero fatte. passarmi il filo nei quattro versi, farmi gli sciacqui col colluttorio, ma se poi compro lo spazzolino che ha le setole sbagliate e a monte non mi lavo bene i denti, tutto il resto ha poco senso.
come ha poco senso ai miei occhi la vita che fa il salmone.
nasce nell'acqua dolce, passa un po' di anni ad andare in giro, poi matura sessualmente e quindi si rende conto che deve tornare dove è nato per poter fare del sesso e riprodursi.
sarà che io il salmone lo trovo esteticamente orrendo, ma faccio fatica a capacitarmi di questa cosa.
chissà se tra salmoni si dicono di non andare troppo lontano perché poi è più un casino ritrovare la strada di casa.
oggi in treno di ritorno da roma stavo ascoltando una canzone e mi son messa a piangere.
poi sono tornata a casa con la 92 (perché a milano gli autobus sono femminili), ho fatto la spesa alla esselunga, prima di uscire ho contato i punti fragola, a casa poi ho cucinato una zuppa di sedano e topinambur, poi mi son detta 'làvati' e così è stato, e in doccia pensavo che non vedo l'ora che mi operino , e alla fine si è messo di mezzo il discorso dell'anfibio, e poi del salmone.

cose così.

insomma, niente di utile, neanche stavolta.
e anche stavolta credo nelle cose perché non ho niente di meglio da fare.