20100815

resistenza attiva all'Eternit(à)

Diciamo che questi islandesi sono tutto sommato un popolo discretamente punk, che passa le serate in macchina a bere birra sfanalando alle ragazze che passeggiano per strada con lo scopo di invitarle a unirsi al car-party.
Diciamo che questi islandesi sono tutto sommato un popolo stiloso e degno di ragguardevole ammirazione, essendo in grado di vestirsi con buono se non ottimo gusto nonostante non possano contare su imprescindibili istituzioni disponibili sul mercato dei paesi sviluppati (vedi H&M e Zara, ad esempio) , cosa che personalmente ritengo andare contro i diritti fondamentali dell'individuo, in particolare di quelli sanciti dall'art. 2 della Costituzione.
Diciamo che questa settimana di avulsione completa dalla realtà ci stava, e anche di brutto.
L'Islanda pullula, oltre che di geyser e di vulcani, di insopportabili francesi e di veronesi che viaggiano da soli.
Gli islandesi mangiano la testa di pecora dopo averla bruciata, aperta a metà e frullato il contenuto (occhi a parte, perché quelli sono il boccone del prete).
In Islanda ho visto 3 cose:
- dei gatti enormemente grassi;
- dei portoghesi sotto antidepressivi per scampare al suicidio invernale;
- Vladimir Luxuria in vacanza con sua sorella.
Paesaggi lunari, ghiacciai alla 007, sterrati da parigi dakar, luoghi in cui, se fossi un regista e avessi del denaro, girerei sicuramente un film. O almeno un video. Un video con delle pecore che cantano.
Quante pecore che ci sono. Quante, cristo santo.
Questo è quello che posso dire dell'Islanda.
Oltre al fatto che, giunta al quinto giorno di vacanza, ho avuto una crisi filosofico-esistenziale da mancanza di centri commerciali e di luoghi commercialmente accreditati dove spendere i miei pochi danari.
Me ne rendo conto, sono una vittima del sistema.
E con la vecchiaia andrà anche peggio.
Mi rattrista solo l'idea di spendere la pensione in mutande contenitive.

Oggi Milano era spaventosamente deserta.
In metropolitana sembrava di essere a Nuova Delhi. O a Pechino.

Qui a Lavagno da mia mamma invece regna la solita, implacabile calma da anticamera del purgatorio, che sto cercando di riempire con i libri di Pennac.
Ho scoperto Pennac in questa vacanza e devo dire che mi sta piacendo parecchio.
Ho divorato la sua Fata Carabina e conto di arrivare a buon punto dell'opera omnia nel corso di questi altri sette giorni di vacanze che mi separano dal rientro nel ciclo produttivo milanese.

Chiudo mangiando pizza rallegrata dalla scoperta di un tasto del mio Mac che permette di alzare a abbassare la luminosità dello schermo.

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