do not keep longer than necessary

‘Allora, dottorèssa, per domani è tutto a posto?’
Cerco di mascherare il mio sguardo da checavolostaidicendowillis portandomi i fantastici occhiali (completi di naso e baffi, nella mia fantasia) sul volto.
Odio la gente che mi chiama dottoressa con quell’insopportabile accento milanese.
Dottorèssa. Con la E a boccaporto.
Poi, sinceramente, il ‘dottoressa’ lo trovo superato.
Chiamami avvocato, o rachele, davvero, lo preferisco, ma 1. non chiamarmi dottorèssa e soprattutto subito dopo 2. non chiedermi se sono laureata. Non è sillogistico. Ed è anche contrario alla logica fuzzy, se vogliamo.
Di fatto, domani arriveranno (quegli stracciapalle de) gli auditors. Non mi sia chiesto che cos’è un auditor. So solo che indossano giacche nere, mediamente hanno degli occhiali con montature tipo Silhouette e chiedono alla dottorèssa spiegazioni su una serie infinita di documenti, a cui lei prontamente risponde sfoderando una serie di argomentazioni che si basano non tanto sul diritto, del quale la dottorèssa nonostante il titolo di cui è insignita sa ben poco, ma sul buonsenso giuridico, di cui invece va ghiotta.
‘Certo, è tutto sotto controllo’
Sguardo interrogativo.
Arricciamento di naso cum aria altezzosa.
‘Mi raccomando…’
Vadi tranquillo, megadirettoreclamoroso signorducaconte.

Sgranocchio un craker di farro allo zenzero e provo a masticare per 30 volte.
1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, principio di poltiglia, 9, 10, 11, 12, liquefazione, 13, basta mando giù.
A me l’idea che la prima digestione avvenga in bocca fa piuttosto schifo.
Quindi, preferisco deglutire un cracker intero e tenermi la gastrite.
Non me ne voglia la sanità pubblica.

Dopo la pausa, cercherò di assumere un contegno decoroso nel far capire a Chiappallegra, lo stagista, che è un imbecille.
Dopodiché potrò finalmente dedicarmi alla mia collezione di pagliaccetti di plastica dei Pangoccioli.