è stata una settimana triste, una di quelle settimane novembrine in cui dài voce al pensiero montato fisso a neve del 'non vedo l'ora che finisca questo cazzo di anno di merda'.
questo è quanto è successo.
nelle puntate precedenti credo di aver accennato al fatto di aver rifiutato una consistente proposta di lavoro piuttosto ben pagata perché, sostanzialmente, mi stavano sulle balle (balle, non palle) loro e la loro azienda (farmaceutica, ndr).
beh ecco, siccome sono una persona stabile ed equilibrata nelle decisioni, dopo giorni n. 7 avevo già cambiato idea, e mi son detta tra di me recel, che cacchio te ne frega se il tuo futuro capo è uno che ti ha raggelato il sangue per i suoi occhi schifosamente viscidi e i discorsi da babbo di minchia coronato, tappati il naso e di' sì, lo voglio. datemi il vostro lavoro e i vostri soldi.
e così ho fatto.
sono tornata indietro, ho dato delle motivazioni plausibili per il mio repentino cambiamento di idea, e loro va bene dottorèssa, facciamo un po' il punto della situazione (mai fidarsi della gente che vuole fare un po' il punto della situazione, mai. ndr) e ci risentiamo.
l'altro giorno ci risentiamo e mi dicono che l'offerta non me la rifanno più perché ho i capelli strani.
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nel 2010 recel ha i capelli strani. di uno strano rosso ramato.
la mia furia è culminata in una e-mail dal tenore compìto ma esplosivo, che ho chiosato con un'espressione finale del seguente calibro:"mi auguro che l'Azienda sia riuscita a individuare il candidato con le nuances appropriate".
stasera c'era a cena mia zia, quella non sposata.
è strano come nella famiglia di mia mamma si perpetui la tradizione della presenza, di generazione in generazione, di un membro femminile zitello. mia zia, e prima la zia di mia zia. la prossima potrei essere io.
comunque, si parlava, per l'appunto, di zitellaggini, e io ho cercato per una volta di essere curiosa e ho chiesto ma come mai la zia agnese non si è mai sposata? e scopro che la zia agnese era innamorata di tale Sgalmaretta (in dialetto veneto dicesi sgalmare delle calzature di cuoio piuttosto consunte. il sostantivo viene utilizzato in frasi del tipo Giani passame le sgalmare che go da nar a laorar nei campi! (Gianni, passami le mie scarpe consunte, ché il lavoro agricolo mi chiama!).
ne deduco che lo Sgalmaretta si fosse meritato questa menda a causa di qualche sua particolare caratteristica legata alle scarpe). un bel giorno Sgalmaretta e la zia agnese decidono d sposarsi e fissano quindi un giorno nel quale si sarebbero dovuti recare in comune (prima del matrimonio in chiesa, attenzione) per apporre le loro firme nel registro civile. il giorno arriva, la zia agnese si veste e si prepara, ma lo Sgalmaretta non si presenta. si viene poi a scoprire che lo Sgalmaretta si era dimenticato dell'appuntamento ed era andato a giocare a bocce. questa cosa ha inciso un solco indelebile nell'animo del a zia agnese che, in stato di shock, non ha più voluto sapere nulla dello Sgalmaretta (che pure si era ripresentato da lei chiedendo umile perdono) e si è trasferita a Roma, dove ha vissuto fino all'età di 70 anni, per poi morire sola in una casa di riposo con una gamba amputata.
anche lo Sgalmaretta è morto, ma non so né quando né di che.
credo di aver terminato la mia prima sciarpa dritto-e-rovescio con pon pon, che appoggiata al mio prosperoso seno nel bagno del piano terra suona più o meno così
prima mi lavavo i denti e ho pensato che è da quando ho 12 anni che io compio questa operazione con il dentifricio salato. poi pensavo anche, su stimolo di questo articolo del Picco, che le potenzialità rock del clavicembalo sono davéro infinìte. il clavicembalo è uno strumento da paura. io volevo tanto suonarlo da piccola. dopo la batteria, s'intende. a me il clavicembalo mi fa un sacco di sesso. metallico e progressiv.
insomma, vorrei leggere Mishima ma i suoi libri sono spariti. e Madre non è qui per essere interrogata sulla sparizione.
una mia amica è tornata ieri dal Benin e mi ha portato una maraca(s) (s)caccia spiriti.
la appenderò sopra il letto.
o forse la userò adesso, prima di spegnere la tivvù. se c'è una cosa che odio ancor più dei bambini che cantano sono i bambini che cantano in televisione.
credo di essermi dilungata a sufficienza nelle mie inutilità, anche per oggi.
ringrazio e saluto con la seguente voce tratta dal Glossario del Perfetto Veronese:
Schifo. Ubriacarsi,danneggiare cose e/o persone.L'espressione in oggetto può assumere diversi significati a seconda del contesto, il culto del "far schifo" è insito patrimonio genetico della cultura giovanile veronese. : Oh butei, dio boia, bisogna far schifo!!
3 commenti:
sorvolerò sulla storia della zia Agnese, visto l'approssimarsi, per me, di quell'appuntamento in comune (qualcuno lo diserterà in favore di una sessione di bestemmie?).
per quanto riguarda invece i i tuoi capelli strani vorrei dire che sono bellissimi. e "la ragazza coi capelli strani" è un libro bellissimo, scritto da un genio. DEVI leggerlo ADESSO. e quei deficienti che vendono medicine sono insopportabili. lo sai che cos'ha detto il direttore di una nota casa farmaceutica trent'anni or sono? ha detto: "Sognamo di produrre farmaci per le persone sane". hai detto bene, dunque: schifo. e la prima impressione è quella che conta. (io li comprerei tutti, quei farmaci inutili...)
e... ah! mi piaci in questa versione spleen.
:)
uhm..ma a me quelli che scrivono in americano non mi piacciono molto...ma visto che sono ubriaca a pranzo con mio papa'e che ho la fnac vicino forse comprero'..chissa' cosa avrebbe fatto lo sgalmaretta..
Tanto per sdrammatizzare - è che voi coi capelli avete giustamente il Problema dei Capelli.
Io, cittadino del presente, surfista del futuro, surfuturista insomma, quel problema lì da vari anni l'ho risolto alla radice.
Nessuno potrà mai biasimarmi la testa in quanto Testarossa; e se pure ne dessi motivo io stesso pitturandomela di quel colore, non potrei che concordare col mio biasimatore, già solo per la mole di inquinanti che in quel caso produrrei.
Tanto poi all'interno rimango dei colori che pare a me.
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