20101115

sacchetto per signora

Ieri ero a Milano e, visto lo stato di bancarotta a cui il mio conto corrente è già ridotto alla data del quattordici del mese, non ho potuto fare altro che andare a vedere la mostra di Franko B (quattro euro, con tessera Coop. Mi sono tesserata anche alla Coop, ebbene sì. Oramai sono entrata in un loop mentale per cui se entro in un negozio e non ho la tessera tutto quello che compro sarà un Acquisto Sfortunato).


Dicevo, la mostra di Franko B. La cosa più bella di tutta la mostra è stata Ornella Vanoni, che non l’avevo mai vista dal vivo e c’ha la faccia con le rughe gonfie tese dal silicone. Sembra una calza di lycra quando fai la prova sulla mano per vedere il grado di coprenza dei denari e una parte sta tesa mentre tutto intorno fa le pieghe. Insomma, non so se mi sono spiegata, e lo so che coprenza non esiste.

Dicevo, la mostra di Franko B. La cosa più brutta della mostra è che è una merda.

Allora, può essere che io non ne capisca un granché di arte. Anzi, sicuramente non sono una artis perita né tantomeno dispongo di strumenti tecnici che mi pongono nella condizione di poter elaborare dei giudizi di merito sulla tecnica usata dall’artista. Dopotutto, il mio bagaglio culturale si ferma alle lezioni di storia dell’arte del liceo e a qualche misero approfondimento che mi sono concessa su alcune tematiche che mi interessavano particolarmente.

Premesso quindi il limite invalicabile delle mie attuali lacune nel settore, il mio giudizio emotivo mi porta a dire che il signor Franko B è un ragazzone grosso, con gli occhiali da nerd, pieno di tatuaggi con prevalenza di croci identiche a quelle dei sacchetti per gli assorbenti usati, che si è rifatto l’arcata dentale inferiore sulla base del calco della mascella di un bulldog, sulla quale ha innestato dei denti con i colori dell’oro e dell’argento, e che si diverte a tagliarsi il corpo e a fotografarsi tutto dipinto di nero o di bianco (io, se fossi il truccatore, il culo di Franko B non lo dipingerei mai, con tutto il rispetto).

Insomma, il prototipo dell’essere umano che suscita l’ammirazione degli studenti dello IED.

Franko B vive a Londra e parla italiano intramezzando le frasi (orrenda sublimazione del Nulla proferibile) con dei continui ‘you know’.

Franko B espone alla Tate Modern, e non solo.

I suoi soggetti preferiti sono se stesso con sangue, se stesso con cane, animali impagliati.

Premesso che trovo poco rispettosa l’esaltazione dell’autolesionismo come forma d’arte, io credo che questo artista non abbia niente da comunicare, se non il fatto di avere un ottimo agente che gli permette di esporre in posti d’eccellenza delle opere assolutamente prive di alcun valore, fatto salvo il disagio esistenziale di chi si esprime.

Che per carità, c’è un sacco di gente che usa l’arte come forma per trasmettere il proprio malessere (si veda ad esempio Daniel Johnston), però il diritto a condividerlo con gli altri secondo me dovrebbe avere come presupposto il fatto che i mezzi e le forme usate per esprimerlo apportino un valore aggiunto alla sofferenza stessa, e questo sia per il soggetto attivo che si esprime sia per chi riceve l’espressione.

Sicuramente ci sarà chi ha da obiettare, e infatti questa e solo la mia miserissima idea.

Ma la cosa che mi ha sicuramente impressionato di più (giuro, poi la smetto di fare la pipipipi rompipalle) è il foglio esplicativo delle opere, gratuitamente distribuito, che accompagnava il visitatore nel percorso.

L’autore delle didascalie non si firma.

Io giuro, giuro sul mio cane immaginario che saranno stati almeno dieci anni che non leggevo delle simili porcherie: aria fritta, aria fritta per gente che s’ingozza di nuvole di granchio culturali.

Lo scrivente commentatore esaltava la profondità delle opere del Nostro attingendo a dei riferimenti letterari quali Kafka. Mi ha colpito in particolare un passaggio nel quale, dimostrando una totale ignoranza e forse anche un certo schifo per la punteggiatura (ma i Cultori dell’Arte obietteranno che lo stile letterario era un voluto rifacimento al futurismo di marinettiana memoria), il critico paragonava la figura dell’animale kafkiano all’opera del Nostro, per il quale l’animale è simbolo della lotta tra l’uomo e la natura (sic!) nella consapevolezza del fatto che non è sempre l’uomo ad addomesticare belva, perché a volte è l’essere umano che impara nuove e inesplorate vie d’uscita dal confronto con il quadrupede.

Cane. Cane cane cane.

Lungi da me impostare in questa sede un pamphlet di rimostranza contro il sistema corrotto dell’Arte e della Cultura in generale, però concedetemi una brevissima riflessione. Ben venga una libera espressione a 360 gradi in uno stato altrettanto libero, pero vi prego, cari assessori comunali, cari ministri, cara gente che è investita di potere decisionale, vi prego di tenere ben in mente che non sempre il nome garantisce qualità e che esiste anche tutto un mondo che ruota attorno a gente che magari non avrà l’agente di Franko B, ma che potrebbe fare dono alla società di forme e sostanze di un livello un po’ superiore a quello che ha come target medio di riferimento lo studente dello IED (con tutto l’ovvio rispetto per la categoria).

E con questo chiudo la mia polemica letteraria.

Argh.

2 commenti:

Batchiara ha detto...

clap clap clap

Sara M. ha detto...

Stai letteralmente spalando merda (perdona l'eufemismo) su tutta la body art, non su Franko B.

Ritieni aberrante fare dell'autolesionismo un'arte, una forma di espressione... eppure certe performance sono nate negli anni '70, con richiami a riti pagani.
Trovo nel sangue umano (e perché no, in certe forme anche nel sangue animale, come si vede nelle installazioni di Hermann Nitsch) una forte carica emotiva, sia in immagini statiche che in un tripudio di dinamismo sgorgante. Non è l'esaltazione dell'autolesionismo da disturbati, ma la condivisione del dolore dell'artista che si può toccare con mano, che si può condividere.
Credo che tu non abbia afferrato il concetto della mostra e, in senso generale, del messaggio che Franko B vuol trasmettere.
Mi dispiace dirlo, ma la tua non è "un'umile critica", ma un giudizio pressoché incompetente. Ho letto numerose critiche contro Franko B e altri artisti "estremi"... in quanto forma d'arte non convenzionale, può essere tranquillamente non condivisa. Ma astieniti da certi commenti, se non hai afferrato il succo del discorso, ti prego.
P.S: ben venga che "quel ciccione tatuato e scarnificato" presti il suo corpo per esporre qualcosa di personale.
Siamo capaci tutti ad apprezzare una modella nuda... il corpo non è l'opera d'arte, ma la tela su cui Franko B dipinge. E apprezzo più un capolavoro dipinto su un tovagliolo da caffetteria, che uno scarabocchio su una tela di seta.