20110104

fuori tempo massimo

Oggi 4 gennaio 2011. Eclissi solare alle ore 9:12. Milano è la città d’Italia dove si vede meglio. A Milano il cielo è coperto di nuvole. Alle 9:12 fuori è tipo buio. Sembra che stia arrivando il temporale. Le previsioni danno pioggia. La gente, poca, cammina e ha delle giacche colorate. Non guarda in su. Solo davanti o in basso.
Secondo me questo è il problema.

Stamattina sto riflettendo su delle cose, ad esempio sul fatto che quella stessa gente che per uscire indossa giacche colorate forse poi si mimetizza tra il grigiume delle persone che scambiano le convenzioni sociali per felicità acquisita.

Nasco, cresco-mi diverto con moderazione nella maggior parte dei casi, cresco-io ho un lavoro-io faccio figli-io mi sposo, io mi fermo-io cresco i figli-i figli crescono-io mi annoio-io vado in crisi, io sono vecchio-io mi adatto-io ho i ricordi, io muoio.

Io mi interrogo sul significato. E lo faccio oggi, quando la mia amica sta per partorire e la mia collega rientra dalle vacanze con il brillante al dito, lei, che da un anno sta con un altro collega facendo finta che in realtà non stanno assieme perché noi-siamo-di-quelli-che-la-storia-sul-posto-di-lavoro-non-sta-bene.

Io nelle mie giornate di introspezione mi chiedo se crescere sia un percorso a senso unico, una strada battuta senza fuoripista, un cammino che non contempla la neve fresca.

Io lo so che nessuno obbliga nessun altro a formare una famiglia, ad avere dei figli, a conservare un posto di lavoro, a trasmettere dei valori.

Però quando arrivi a 32 anni e vedi che un sacco di gente con la giacca colorata si mette a giocare allo stesso gioco, inevitabilmente ti viene da domandarti se è davvero il gioco che fa schifo o se sei tu che non sei capace di giocare.

E io su questo sto meditando.

Se rifletto vedo che di sposarmi non mi interessa minimamente anzi, per n ragioni rabbrividisco all’idea di un ufficiale vincolo perenne.

Non nutro una curiosità particolare nemmeno verso la filiazione. A tratti mi alletta l’idea di riprodurmi, ma l’incostanza che mi caratterizza nel profondo mi porta a indietreggiare di fronte a un atto di sacrificio e, perché no, di devozione così…perenne.

Ma in un mondo dove le cose funzionano così da diciamo almeno 2000 anni è giusto pensare questi pensieri? E’ anche solo lontanamente corretto dubitare della bontà di un sistema che si regge su quelle stesse basi da un’indicibile quantità di tempo?

Io non lo so, proprio non lo so.

Quello che mi pare di capire quando provo a guardare non giù non dritto ma su vedo che le scelte di vita comunemente accettate mi gettano addosso un manto di triste sconforto.

Perché devo smettere di festeggiare? Perché devo avere una casa col giardino-sennò-dove-giocano-i-bambini? Perché l’amore è verso una sola persona? Perché prendersi poco sul serio è per forza un male, anche se non ferisco nessuno? Perché la serietà a ogni costo, perché? Perché devo per forza sapere dove vado anche se quello che mi interessa è capire dove sono adesso?

Mi pare di comprendere che crescere vuol dire arrivare a condividere le risposte che sono state confezionate e impacchettate a mo’ di regalo, barrare F o M alla nascita, scartare ‘tra i 26 e i 30 anni’ se F, ‘tra i 30 e i 40’ se M.

Grazie, signora Vita.

Sinceramente mi aspettavo qualcosa di diverso. Chessò, almeno la scelta tra la busta A e B.

Almeno un’identità nascosta. Prenda esempio da Frizzi, signora Vita. Lui sì che di giochi se ne intende.

Non si faccia ingannare dalle giacche colorate, almeno lei!

Io anche per oggi resto qui, nel limbo di quelli che il pacco non l’hanno aperto per non fare la figura di Quattrocchi col puffo Burlone.
Non me ne vogliano quelli che dentro il pacco hanno trovato profumi e balocchi e bambine che mormorano.

Sono le ore 11, fuori ci sono le nuvole, la gente crede di scappare andando in bici.
Terzo assioma del 2011: quando nel porta-cartaigienica ci si mette un rotolo troppo grosso, la carta o non scende o si strappa.

Unità di brontolamento ancora disponibili: 1823, come ieri.

1 commento:

Rup ha detto...

tutti pensieri condivisibili.